7 marzo 2013

Faccia a faccia ... impossibile!




- Ave, Auguste.
- Vieni avanti, puoi sedere.

- Posso farti qualche domanda?
- Certo.

- Cominciamo allora. Tu sei Dominus mundi, ma hai rinunciato all’appellativo di Dominus ac Deus. Cosa significa che il trono ti è stato affidato instinctu divinitatis, per suggerimento divino? Quell’affidamento allude a un Dio qualsiasi oppure a quel Dio?
- Conosco quel Dio. A Treviri, da ragazzo, la corte era piena di maestri. Quel che so del greco, l’ho imparato sui libri di Platone.

 
- Cosa mi dici della frase: “se si deve violare il diritto per regnare, lo si faccia; negli altri casi, si rispetti la giustizia”?
- Tu vuoi sapere se ho mai violato il diritto per impadronirmi del potere o mantenerlo, vero?

- Volevo soltanto chiederti se il tuo Dio è quello di Platone, oppure Dio, l’Unico, il Creatore, l’Onnipotente, il Dio ignoto degli ateniesi…in breve, il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe.
- Sai bene quanto io ami quel Dio strano, nascosto, incomprensibile, che ha vestito la carne come gli Dei dell’Olimpo, ma non per scendere tra gli uomini a combattere le loro battaglie, bensì per soffrire e morire con noi, miserabili mortali.

- Nessun Augusto è mortale…
- No? Marco Aurelio è morto soffrendo di un male sconosciuto. Adriano è morto dopo aver urlato di dolore per mesi.

- Ti chiedo: pensi che Gesù il Nazareno fosse realmente Dio?
- Mia madre ne era fermamente convinta, io mi accontento di crederlo Figlio di Dio, come lo chiama Paolo di Tarso. Ho tanti dubbi: come si può pensare che Dio sia anche Uomo senza che ciò appaia contraddittorio?

- Ma dimmi, la Divinitas che il Senato ti ha imposto di definire come tale, ti ha parlato…
- Fu una notte, un buio profondo, una luce abbagliante, quell’angelo pareva un cigno…era la notte tra il sesto e il quinto giorno prima delle calende di novembre del millesessantacinquesimo anno dalla fondazione dell’Urbe. Nel cielo si vide un chiarore a nordest, una ruota a sei raggi risplendenti. Mi sembra di ricordare che sotto ci fosse una scritta: in hoc signo vinces…

- Una croce?
- Forse. Qualcuno mi suggerì che quel segno poteva essere l’intreccio di una Chi e di una Ro, cioè Christos. Incisi quel segno sull’elmo con un gladio, ordinai ai soldati di dipingerlo sugli scudi, sovrapponendolo a insegne legionarie e aquile varie.

- Non somigliava a uno dei simboli del Sole Invitto?
- Poteva sembrare qualunque cosa. Lo presero per un amuleto e lo accettarono.

- Sogni spesso quella notte, quel giorno, quello scontro?
- A volte, sogno mia madre.

- Ciò ti conforterà, penso.
- No, mai. Mi appare per ammonirmi, rimproverarmi. Mi turba sempre il ricordo della mia augusta genitrice, così diversa da mio padre Costanzo Cloro, sempre cupo, accigliato…mia madre non ha mai perso la calma, non ha mai alzato la voce, taceva e pregava, non mi ricordo che abbia mai sorriso.

- E’ vero che rinvenne a Gerusalemme la croce su cui fu crocifisso il Signore?
- Non lo so. Ma non ne dubiterei, visto quello che mi è costato abbattere tutti i monumenti per far posto alle basiliche volute da lei, per il suo Dio.

- Il suo o il tuo?
- Gesù di Nazareth. Lei lo conosceva, non so come, ma lo conosceva. Così mi disse…mi disse di sapere dove era morto e dove era sepolto. Gerusalemme appartiene a Cristo, il suo Sepolcro è al centro di un monumento bello e ardito, nei secoli dei secoli. La trovò in fondo ad una buia cisterna, la fece tagliare in tre pezzi, uno che restasse a Gerusalemme, uno per Costantinopoli, uno per Roma. Io porto nel mio elmo uno dei chiodi della Croce, e un altro è nel morso del mio cavallo.

- C’è chi dice che tu non ti sei mai convertito al Cristianesimo. È vero?
- La verità la conosce solo Dio. Quando io ed il mio collega Licinio Augusto ci siamo trovati a Milano, abbiamo sancito il diritto di chiunque a seguire pacificamente il proprio dio. I cristiani hanno ottenuto soltanto la libertà di culto che gli altri possedevano già.

- Ma quando sei diventato effettivamente cristiano? Perché dinnanzi ai padri del Concilio di Nicea ti sei proclamato “vescovo di quelli di fuori”? Non volevi forse dire capo dei non-cristiani?
- Non ti rivelerò mai il significato di quella definizione. Chiediti se non volesse dire piuttosto “colui che, stando nella Chiesa, si sente responsabile dei non credenti”…

- Rispetterò il tuo segreto.
- Rispettiamo insieme la volontà di Dio.







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