27 febbraio 2013

Usanze e tradizioni di carnevale a Forlì

  
In occasione della mezza quaresima si ricorda a Forlì l'uso di portare burlescamente in trionfo, sopra un carro tirato da due torelli, un grande fantoccio, adorno di collane di frutti e salsicce, con un seguito di carri allegorici.
 
La folla, al suo passaggio, rivolgeva al fantoccio domande e motteggi; e il fantoccio, per bocca di un uomo che v'era nascosto, rispondeva per le rime.
Un'altra allegra usanza della mezza quaresima è quella di segar la vecchia, un fantoccio in costume femminile anch'esso imbottito di frutta, salsicce ed altro.
La «vecchia», prima d'esser segata, fra le acclamazioni della folla, che poi si precipiterà, accapigliandosi, a raccattare tutte le buone cose che cadono dal grembo del fantoccio, è condotta in corteo per le vie del paese.
Se durante il percorso la «vecchia» dovesse fermarsi, ma per caso, davanti ad una coppia di fidanzati, costoro ne sarebbero felici, traendone un buon auspicio per le loro prossime nozze.
Ma altre tradizioni popolari, pure remote, vanno purtroppo scomparendo, come le feste carnevalesche, legate a figure di maschere locali (il dottor Balanzone, celebre per i suoi sproloqui) o derivate da antichi riti pagani (i fuochi purificatori che solo in qualche paese dell' Appennino si accendono ancora in determinate occasioni). Un umile spettacolo teatrale tipico della «Bassa padana» è quello dei burattini: in questa zona fiorirono nel secolo scorso le maggiori famiglie di burattinai girovaghi, i Campogalliani, i Ferrati (per non citare che i più noti) con le due maschere caratteristiche di Sandrone (contadino fanfarone, millantatore e pauroso), e di Fagiolino, astuto e generoso, sempre pronto a far giustizia col suo nodoso bastone.

Renato Simoni

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