5 febbraio 2013

Racconto di carnevale


Allora ci riunimmo in sei o sette italiani, e il giorno della festa partimmo per Libistorf. Era distante un cinque chilometri da Salvenach, ed era proprio uno dei paesetti dove non ero mai stato.
 
Per le strade si camminava sempre rasente la costa di un bosco, e dall'altra si vedeva la valle verdeggiante.
Ad un tratto arrivammo a Libistorf, che era piccolissimo ma formato tutto da belle palazzine, benché gli abitanti fossero contadini.
Il paese mi piaceva molto, perché era ricco e per di più anche differente dagli altri: aveva intorno, da una parte dei piccoli laghi e dall'altra delle belle piante di pino e di abete.
« Arrivati nel centro del paese, si stava in ansia nell'attesa della festa, che non era ancora preparata. Così, intanto, noi italiani ci sedemmo in un ciglio del fosso a mangiare della frutta e ci dicevamo: «Qui si sta bene perché la processione ci deve passare proprio davanti. »
« Poi, dopo un'oretta la processione cominciò a fare il primo giro intorno al paese. In testa c'era uno con il tamburello che suonava e camminava all'indietro, guardando tutta la compagnia; il tamburello veniva suonato per far ballare due cavalli. dei più belli del paese, con sulla sella due fantini vestiti di una divisa militare antica; dietro ancora un grosso pino lungo venticinque metri e molto fitto di rami tirato da otto cavalli ben forniti.
In mezzo a questo pino c'era in piedi un ragazzo tutto vestito di piccoli rametti di pino, .che predicava continuamente, ma noi non lo capivamo perché parlava in tedesco: soltanto pareva che dicesse delle buffonate per far ridere la gente.
Dietro veniva un matrimonio tra una bella ragazza vestita di bianco e un giovanotto tutto in nero. Poi una gran compagnia che cantava, e dietro ancora un carro con quattro ragazzi vestiti male che facevano la piantagione dei pini, e un altro con delle signorine, anch'esse vestite male, che trebbiavano il frumento, una per ogni angolo del carro.
Poi venivano dei giovani con delle biciclette da corsa rivestite tutte di carte di vari colori: dietro ad essi si vedeva un furgone carico di bidoni, e una mandria di mucche, le più belle del paese, selezionate, ognuna con una campana al collo che pendeva fino a terra; e infine due cacciatori vestiti come una volta con lo schioppo in spalla e un cane ciascuno, bianco e piccolino.
« Nel paese c'era tutta una gran folla, con le ragazze vestite col costume contadino e in mano delle piccole bandiere.
Si sentivano continuamente .. gli spari dai tiri a segno, e in mezzo alla piazza, tra la gran confusione, c'era un uomo su un banchetto con un cerchio in mano: in mezzo al cerchio stavano un litro di bianco e due bicchieri, uno per parte, ed egli li faceva girare molto forte senza farli cadere; e intanto predicava in tedesco per tenere allegra la gente.
In ultimo, verso sera, ci fu una grande festa da ballo, in una bellissima sala. »

Pier Paolo Pasolini

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